15 Luglio

RABBIA E PASSIONE SUL PALCO A LAS VEGAS (2 SETTEMBRE 1974)

Elvis Friends

No Comments

“RABBIA E PASSIONE SUL PALCO A LAS VEGAS (2 SETTEMBRE 1974)”

di Marco Lofino

Nell’Agosto del 1974, precisamente il giorno 19, Elvis torna a Las Vegas per un ingaggio dimezzato rispetto ai precedenti. Due sole settimane anziché quattro, sempre due concerti al giorno, dal 19 agosto fino al 2 di Settembre.
Tre giorni prima dell’opening night, Elvis, come da consuetudine, si trovò con la TCB band e parte del suo entourage a Los Angeles per provare molti nuovi brani che avrebbero dovuto dare una ventata di freschezza al suo repertorio. 
Di fatto, tre giorni dopo, Elvis aprì a Las Vegas con uno spettacolo del tutto diverso dal solito ma che ricevette un’accoglienza piuttosto tiepida da parte del pubblico. Elvis non fu certo entusiasta di questo e cominciò a mostrare i primi segni di un certo disagio e nervosismo che divennero sempre più marcati nel procedere del suo ingaggio a Las Vegas.
Se ascoltiamo lo show del 30 agosto 1974, cominciano ad avvertirsi i primi segnali di quello che avverrà solo pochi giorni dopo, il 2 settembre,nel famigerato show di chiusura conosciuto dai fan come “Desert Storm” , dal titolo del disco che ne raccoglie la testimonianza musicale.
Elvis scherza, ride col pubblico, parla, parla,continua a parlare….ma qualcosa non va. Il suo è un humor diverso da quello per intenderci che possiamo udire in certi monologhi del 1969. E’ percepibile il disagio, il nervosismo che traspare.
Tutto questo diventa incontrollabile il giorno dello show di chiusura, il 2 settembre 1974, in cui Elvis, oltre a cantare con una foga ed una grinta finanche eccessiva molti dei brani in scaletta, è chiaramente alterato nell’umore e si lascia andare a considerazioni personali.
Durante l’esecuzione di “You Gave Me A Mountain” si rivolge perentoriamente a Priscilla con un eloquente : “Listen Chilla”. A brano concluso, Elvis si prodiga in una serie di commenti sul brano con evidenti ed inequivocabili riferimenti al proprio matrimonio:
“Voglio che sia chiara una cosa: canto questo pezzo da tanto tempo, e molti lo associano a me perché credono ci sia sotto una ragione personale. Non è così…….Mi piaceva la canzone e non ha nulla a che fare con me o con la mia ex moglie Priscilla, che è qui presente. Cara, alzati pure….. il nostro divorzio è avvenuto non per causa di un altro uomo o un’altra donna, ma per le circostanze legate alla mia carriera…”

Poi si prosegue con riferimenti e battute più o meno divertenti a Mike Stone, ed altri monologhi che lasciano poco spazio alla parte musicale, di per sé comunque godibile perché si avverte chiaramente, vedi nelle fantastiche esecuzioni di “If You Talk In Your Sleep” e “It’s Now Or Never”, che la musica era il miglior modo con cui Elvis riusciva a sfogare anche la propria rabbia repressa, il proprio disagio, in generale i suoi sentimenti.

Molto tirati, e con più rabbia del solito, i rock and roll puri vecchi, e piu recenti, tipo “Big Boss Man”. Malgrado tutto, e qualche eccesso di enfasi interpretativa, si tratta di un concerto assai godibile ed il pubblico, in parte divertito oltre che sorpreso, risponde con applausi scroscianti.

Il momento clou però doveva ancora arrivare, e fu quello del famigerato “drug monologue” o “drug story” cosi conosciuto dai fan.
Lo riportiamo testualmente 
“Così non presto attenzione ai pettegolezzi, né ai giornaletti scandalistici che non leggo perché sono tutta spazzatura…Non voglio denigrare il lavoro di nessuno, ma se non hanno nulla da scrivere se la inventano, e nel mio caso se la inventano…Ho sentito dire in giro…sono stato male in ospedale – e di questi tempi non puoi nemmeno ammalarti… che ero strafatto!!!, Per l’amor di Dio vi dirò qualcosa signore e signori, non mi sono mai strafatto in vita mia se non di musica!! “.
E’ chiaro che Elvis stesse vivendo un disagio personale. Nessuno può esprimere giudizi su quanto stesse accadendogli. E’ e deve rimanere parte del suo privato. Resta comunque una testimonianza di un momento particolare della carriera di Elvis, forse un segnale di aiuto, rimasto ahimè comunque inascoltato.