9 Giugno

COME UN PRINCIPE DA UN ALTRO PIANETA (I concerti al Madison Square Garden)

Elvis Friends

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COME UN PRINCIPE DA UN ALTRO PIANETA (I concerti al Madison Square Garden)

E’ difficile sapere il motivo per cui Elvis aspettò così tanto tempo prima di cantare a New York.
Egli era già apparso come special guest all’Ed Sullivan Show, allo Steve Allen Show e al Dorsey Brothers Stage Show, aveva registrato lì e si era imbarcato per il servizio militare in Germania proprio da Brooklyn ma la più popolare star della musica di tutti i tempi non aveva mai fatto un vero e proprio spettacolo nella più famosa e popolosa città del suo paese; fino al 9 Giugno 1972 quando Elvis si cimentò in quattro strepitosi concerti al Madison Square Garden
La prima idea del Colonnello Parker era quella di far cantare il suo pupillo al Radio City Music Hall ma ben presto spostò il suo interesse verso il ben più famoso e capiente Madison Square Garden.
L’interesse da parte dei media fu subito enorme e il Colonnello decise come di consueto di usare questa pubblicità a suo profitto; dopo che non trovò nessuno disposto a sborsare la assurda cifra di 120.000 dollari per una intervista esclusiva con il King egli escogitò per Elvis una delle più rare conferenze stampa appena cinque ore prima dell’inizio del primo show.
Preceduto dal padre Vernon, Elvis veniva accolto dalla stampa nella Mercury Ballroom che si trovava nell’Hilton di New York.
Il Colonnello teneva d’occhio la situazione mentre distribuiva calendari di Elvis e penne a sfera rosse e blu con la dicitura “Elvis Now 72”.
Ogni cosa ora dipendeva solo dagli show; c’erano quattro spettacoli in tre giorni, uno venerdì 9 giugno, due sabato 10 giugno e un altro domenica 11 giugno.
I biglietti costavano 5 $, 7$ e 10$ e ogni posto per ciascuno degli spettacoli era esaurito.
Non c’erano biglietti omaggio; George Harrison, John Lennon e Bob Dylan pagarono come qualsiasi altra persona.
La RCA decise di supportare l’evento pubblicizzando già in anticipo l’uscita di un album live che sarebbe stato emesso in gran fretta pochi giorni dopo gli spettacoli.
Elvis portò con se e il suo entourage anche Al Dvorin, ormai veterano di altri tre tour. Dvorin ricordava ai fans che oggetti vari e souvenir di Elvis erano disponibili dopo lo show e introduceva l’attore comico di supporto allo show, Jackie Kahane. Ma purtroppo un piccolo inconveniente accompagnò Kahane sul palco; il suo show non funzionava a New York così, prima dell’entrata di Elvis salirono sul palco le Sweet Inspiration.
Al termine, dopo qualche minuto di attesa durante il quale la gente fremeva sulle proprie poltroncine, le luci si abbassavano fino a spegnersi e la Joe Guercio Orchestra attaccava con l’imponente motivo di Richard Strauss: “Also Sprach Zarathustra”.
Un cordone di uomini della sicurezza con giubbotti rossi si appostava a lato del palco e subito dopo appariva Elvis splendente in un costume azzurro con borchie dorate.
“He looked like a prince from another planet” (Sembrava un principe da un altro pianeta) scrisse il New York Times successivamente.
I fiati della Joe Guercio Orchestra pian piano si fondevano con gli strumenti della TCB Band e introducevano “That’s All Right” al doppio del tempo della versione originale del ‘56:
era chiaro che si stava sicuramente per assistere ad uno show molto energico: “Sono sicuro che Elvis non cantò mai meglio delle sue apparizioni al Madison Square Garden” disse il pianista Glen D.Hardin:”…suppongo pensasse che i fans della Grande Mela fossero molto esigenti , così egli contò sull’energia, e fu molto potente”.
Gli show riproponevano tutto quello che i fans di New York avevano perso nei 18 anni durante i quali Elvis si era affermato come artista professionista.
Elvis dava ai fans, ma anche a se stesso, appena il tempo di tirare un respiro tra una canzone e l’altra.
Il pubblico ballava nelle proprie poltroncine quando Elvis ripercorreva i suoi successi degli anni ‘50 come “All Shook Up”, “Teddy Bear”, “Love Me”, “Blue Suede Shoes”, “Hound Dog” e accaparrava la loro attenzione con i nuovi brani e i recenti successi quali “An American Trilogy” e “Until It’s Time For You To Go” ed una selezione di altre canzoni movimentate quali “Proud Mary” dei Credence Clearwater Revival’s, “Suspicious Minds” di James Taylor e “Polk Salad Annie” di Tony Joe White.
Egli si dimenava e camminava spesso per tutta la lunghezza del palco dando anche a coloro che erano seduti agli angoli estremi del Madison la possibilità di vederlo bene.
Poi, alla fine di “Can’t Help Falling In Love”, riapparivano le guardie con i giubbotti rossi ed Elvis se ne andava, mentre qualche istante dopo, al termine del “closing riff” Al Dvorin diceva alla folla che Elvis aveva già lasciato l’edificio; il Colonnello Parker credeva fermamente nel fatto di non concedere più di tanto al pubblico ed infatti Elvis non fece mai un bis.
Il verdetto della stampa fu unanime: “Da Fenomeno Selvaggio del 1956 a Splendente Star” scrisse Variety, “Il talento di Presley è rimasto intatto” scrisse il New York Times, “Elvis Re del divertimento a New York” aggiunge il Memphis Commercial Appeal.
“La voce di Elvis, sempre migliore di quanto viene ammesso dalla critica, è diventata molto più ricca e risonante di prima… Migliaia di lampadine luminose creavano uno show psichedelico, e il palco sembrava fremere ed esplodere tra gli sbalzi di luce e di buio.
Quell’immagine rinforza solo quello che ci si poteva aspettare sin dall’inizio.
Elvis oltrepassava le esasperate costrizioni di tempo e spazio”.
Non appena Elvis cantò Sabato, le macchine di produzione della RCA si misero in moto.
“Noi registrammo due show” disse Joan Deary; l’album “Elvis As Recorded At Madison Square Garden” fu emesso la settimana subito dopo lo show.
Scalò le classifiche fino al II posto di vendita degli LP e venne premiato con un doppio -platino.
Tre brani del secondo show registrato “Reconsider Baby”, I’ll remember You” e “I Can’t Stop Loving You” apparvero più tardi su altri LP e finalmente, dopo 25 anni da quei fantastici show, possiamo ascoltare l’intero show pomeridiano del 10 Giugno 1972 nel CD “An Afternoon In The Garden”.