Chi ama Elvis lo ama a 360 gradi.
E chi lo ama davvero sa che ci sono periodi in cui si ascoltano alcuni brani e soprattutto ci si focalizza su alcuni periodi.
Da alcuni giorni chi vi scrive è letteralmente folgorato dai concerti del 1969.
Questi spettacoli, come tutti sappiamo, sancirono il ritorno di Elvis sulle scene, che avvenne il 31 luglio del 1969.
La RCA ( cosi si chiamava all’epoca) registrò professionalmente tutti i concerti dal 21 agosto al 26 agosto e ci ha permesso di vivere il sogno di sentire Elvis che tornò a fare ciò che gli riusciva meglio, esibirsi davanti a un pubblico.
Ebbene, avrò ascoltato questi shows migliaia di volte, fin dalla loro prima pubblicazione nel cd “Elvis In Person” del 1992, che in origine fu parte del doppio album “From Memphis To Vegas”.
La sensazione è sempre quella. L’energia che ti pervade all’ascolto ti elettrizza tutto il corpo.
Sembra veramente incredibile che uno cosi sia esistito. Eppure è proprio cosi. E’ realmente esistito! Mentre vi scrivo sto ascoltando “All Shook Up” da uno di questi spettacoli, e la sua voce graffia e ti entra nelle viscere accarezzandoti l’anima.
“Yeaaaaaaaah you ain’t nothing but a hound dog”. Altro brivido, altra scossa. Ma di che parliamo!
Ora attacca “Heartbreak Hotel” e credetemi, meno male che non sono una donna perché più sexy di cosi non si può essere, la sua voce spoglia dentro e fuori chi ascolta.
Elvis è totalmente padrone della scena. Parla con la gioia nel cuore, ride, scherza, racconta (e lo fece ogni sera) la sua storia, il suo background da ragazzo, e passa da un brano all’altro con una facilità disarmante come se non fossero mai passati cosi tanti anni (otto per la precisione).
Io non so cosa potessero aver provato coloro che assistettero a questi spettacoli strepitosi, perché Elvis del 1969 è pura fantascienza nella dolcezza con cui canta Love Me Tender, è dinamite pura nel medley “Mystery Train-Tiger Man”, un graffio nell’anima in “Jailhouse Rock” e si inizia ad intravedere ciò che diventerà tipico dei suoi concerti degli anni settanta, ovvero lo spaziare da un genere all’altro, mi riferisco a quella strepitosa versione di “Reconsider Baby” che lo erge a Re del blues, oltre che del rock, ma consentitemelo, Elvis è stato, anzi è, Re di tutto.
Come non ricordare la leggendaria versione di “Are You Lonesome Tonight” se non erro dallo show di mezzanotte del 26 agosto, in cui durante il recitato scoppia in una risata inarrestabile e contagiosa. Ecco, la spontaneità di Elvis nel 1969, in quel preciso momento, è la dimostrazione
incredibile di quanto l’uomo di Elvis possa essere ancor oggi l’artista più imitato e al tempo stesso più inimitabile di tutti i tempi.
Le rarissime versioni di “This Is The Story” e “Inherit The Wind” completano un quadro eccezionale di un momento storico irripetibile nella vita di Elvis Presley, che si cimenta anche in “Words” dei Bee Gees, perché come ben sappiamo, nessuno canta l’amore meglio dell’uomo di Memphis.
Di questi concerti sensazionali io conservo però nel cuore, per motivi affettivi, due brani.
In The Ghetto , il secondo brano a sfondo sociale della sua carriera dopo “If I can Dream” del Comeback Special, è interpretato con un’intensità pazzesca e a mio parere le versioni dal vivo sono
ancor più godibili del capolavoro in studio inciso pochi mesi prima.
Ed ultima, ma non ultima, Suspicious Minds. Secondo me chi vide ed ascoltò Elvis cantare Suspicious Minds all’International Hotel, nell’agosto
del 1969, assistette a qualcosa di extraterreno. Chissà che sballo, consentitemi il termine, vederlo dimenarsi cosi lungo tutto il palco, e cantare con quella forza, con quel trasporto, il brano che gli fece tornare a conquistare la vetta della classifiche, otto minuti di adrenalina ascetica che ti fa toccare il cielo con un dito, in quella versione del 26 agosto 1969 (ma sono tutte strepitose in quella stagione), dinner show, quella pubblicata nell’In Person, che ti fa venir voglia di sognare e lo ribadisco, toccare il cielo con un dito, e questo privilegio ci può permettere di farlo, con la sua voce,
solo e soltanto Elvis Presley.