HIS HAND IN MINE
Categories : 1960, Discografia
Released: 9 June
Description
HIS HAND IN MINE
Numero di catalogo LPM 2328 MONO / LSP 2328 STEREO
Data di pubblicazione: dicembre 1960
LATO A
His Hand In Mine (Mosie Lister)
I’m Gonna Walk Dem Golden Stairs (Culley Holt)
In My Father’s House (Aileene Hanks)
Milky White Way (Elvis Presley/Traditional)
Known Only To Him (Stuart Hamblen)
I Believe In The Man In The Sky (Richard Howard)
LATO B
Joshua Fit The Battle (Elvis Presley/Traditional)
He Knows Just What I Need (Mosie Lister)
Swing Down Sweet Chariot (Traditional)
Mansion Over The Hilltop (Ira Forest Stanphill)
If We Never Meet Again (Albert E. Brumley)
Working On The Building (W.O. Hoyle/Lillian M. Bowles)
His Hand In Mine
(D.I. 30 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelte N°5 e N°4)
I’m Gonna Walk Dem Golden Stairs
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°1)
In My Father’s House (Are Many Mansions)
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°8)
Milky White Way
(D.I. 30 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°7)
Known Only To Him
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°5)
I Believe In The Man In The Sky
(D.I. 30 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°4)
Joshua Fit The Battle
(D.I. 31 ottobre 1960,STUDIO: B della RCA, Nashville,
take scelta N°4)
He Knows Just What I Need
(D.I. 30 Ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°10)
Swing Down Sweet Chariot
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°4)
Mansion Over The Hilltop
(D.I. 30 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°3)
If We Never Meet Again
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°1)
Working On The Building
(D.I. 31 ottobre 1960, STUDIO: B della RCA, Nashville, take scelta N°5)
“His Hand In Mine” è il più “facile” degli album gospel di Elvis da ascoltare. Il fatto che l’intero disco sia stato registrato in una sola notte insieme a “Surrender”, potrebbe far pensare che le canzoni siano state trattate con sufficienza, ma ogni brano di questo disco è stato molto curato e duramente lavorato. “His Hand In Mine” è totalmente composto da canzoni che erano tra le sue favorite, con registrazioni dei Blackwood Brothers e Statesmen Quartet e inni che spesso da bambino cantava nella Chiesa di Tupelo, così come dei Golden Gate Quartet che aveva incontrato a Parigi. Ci sono gospel di bianchi e neri che in questo disco mostrano ancora una volta come Elvis sia stato fortemente influenzato da entrambe le culture che si fondevano insieme nella periferia delle strade di Memphis. Le differenze di fondo qua sono
irrilevanti, perchè tutti i brani vengono trattati alla stessa maniera nel repertorio del re e che mescolati insieme sembrano fornire una nuova identità e genere nel gospel che non è bianco o nero, ma completamente amalgamato. Infatti non è una sorpresa vedere Elvis accreditato nell’arrangiamento delle canzoni; proprio come aveva fuso insieme il blues ad il country qua fa lo stesso con la musica tradizionale. Canta con tale disinvoltura ed incredibile semplicità mostrando tutta la straordinaria grandezza del suo inconfondibile genio. La title track (“His Hand In Mine) ci dà una versione chiara di cosa prova in quel momento “Io non camminerò mai da solo, Lui mi tiene la mano”, sembra dire che veramente crede che Dio lo perdonerà se dovesse sbagliare. Si può dubitare del suo modo di sapere, ma non bisogna avere paura perchè “He Knows Just I need” continuando sul tema del Dio benevolo che dispensa doni e perdono, potrebbe forse sembrare tutto un po’ troppo scontato, ma per un ragazzo cresciuto con le letture della Bibbia e le domeniche nella Chiesa di Tupelo è un segno che Qualcuno ha fatto ha fatto si che si realizzasse in lui il sogno americano. Tracks come “I Believe In The Man In The Sky” e “I’m Gonna Walk Dem Golden Stairs” sottolineano queste affinità ed il modo religioso di pensare; la vita è “Known Only To Him” in maniera di non aver paura dell’oscurità. Magnifica è l’interpretazione di “In My Father House” cantata in maniera molto profonda con un Elvis che mette tutto il suo amore nel ricordo della madre e sembra molto felice di essere il 5° Jordanaires dividendo con Ray Walker la parte vocale, ma per lui il risultato finale del pezzo finito è molto più importante del suo contributo, anche se è a dir poco fantastico. “Joshua Fit The Battle” e “Swing Down Sweet Chariot” sono splendidamente ritmate ed il cantato molto chiaro e preciso trasmette tutte le sfumature possibili di queste canzoni, nonostante le difficoltà nel testo, rimangono sempre fresche e piacevoli per l’orecchio. In effetti un aspetto molto importante di questo album è il modo semplice e rilassato in cui Elvis passa da Lead Vocal a gruppo, ci sono dei momenti in cui la voce solista passa a Ray, Gordon o Millie Kirkham, eppure anche quando ha un ruolo di supporto, il re “emana” la sua presenza anche nelle loro esecuzioni mantenendo sempre il controllo della musica. “Crying In The Chapel” è ricordata come la canzone che non ha fatto parte del disco ma che 5 anni più tardi è diventata un Million-Seller, Elvis non era soddisfatto, così all’ultimo momento è stata sostituita da “Working On The Building” dove il re duetta con Millie ed i Jordanaires devono di volta in volta regolare i cori per adattarsi alle diverse tonalità delle voci, il risultato finale è uno spiritual in cui le voci sembrano formare uno strato sopra un altro strato intorno ad una semplice chitarra acustica. L’album in questione non è diventato subito un hit, anche se in Inghilterra si è piazzato bene nella classifica degli LP, comunque ha continuato a vendere molto bene durante tutti gli anni ’60 e tanta era la sua popolarità che fu ristampato anche nei seventies, diventando un best seller assoluto della produzione di Elvis.